martedì 2 febbraio 2010

Claudio Martello

«Scordatevi il bel gioco. Da oggi faremo un calcio pane e salame»

Si era presentato così Claudio Ranieri, il giorno seguente le dimissioni di Spalletti da allenatore della Roma.Una dichiarazione che non poteva certo accendere l’entusiasmo della piazza, anzi.La separazione dal tecnico toscano non era stata digerita affatto bene dai tifosi, ma d’altra parte, come poteva essere altrimenti? Il capoccione ci aveva fatto vivere stagioni esaltanti e posizionato nell’elite del calcio europeo, andando a mostrare lampi di grande calcio ovunque si andasse. Sostituirlo non era affatto un’impresa semplice, neanche se ti chiami Claudio e sei nato a Testaccio.Ranieri è stato accolto con estrema diffidenza a Roma, d’altra parte, visto il momento di depressione acuta in cui vessava la squadra della Capitale qualche mese fa, non poteva aspettarsi altro. Le prime dichiarazioni furono piuttosto chiare: basta fronzoli e passaggetti vari, qui bisogna tirare fuori il carattere. Pane e salame.

“Sarò un martello con i calciatori. Devono fare le cose fatte bene”

Ovunque è andato, Ranieri ha tirato fuori sempre il massimo dalla squadra che aveva. Doveva riuscirci pure qui, a casa sua, finalmente. Tra le mani aveva i resti di una squadra formidabile, costruita con pochi soldi e tanta fantasia. Avendo una filosofia di gioco diametralmente opposta rispetto a quella di Spalletti, probabilmente lui non l’avrebbe costruita così, ma così se l’è ritrovata. E allora va benissimo, si va avanti senza paura, la stessa che attanagliava questa squadra. Andava spazzata via, parlando e vincendo. Facendo la voce grossa, urlando, punendo e comandando. Come un generale del marines, come un martello.Domenica scorsa si è concluso il girone d’andata di Ranieri: da Siena al Siena, ha rivoltato la Roma da cima a fondo, rivitalizzato giocatori che si pensava ormai fossero perduti ed esaltato le doti di altri ancora. Rischiando parecchio, ma assumendosi sempre tutte le responsabilità, senza mandarle mai a dire ma soprattutto, indivuduando subito quello che era il più grande limite della gestione Spalletti: la fragilità emotiva. Non era possibile perdersi totalmente dopo aver incassato un gol, eppure succedeva. Ha lavorato su questo Ranieri in questi primi mesi giallorossi, implacabilmente. Perché un risultato si può e si deve ribaltare, incassare un gol non segna la fine di una partita.
Non era semplice arrivare dopo Spalletti, ma lui aveva la calma dei forti.E dopo un girone, stiamo là, in alto. In mezzo ai grandi. Se lo diventeremo, lo dirà solo il tempo, intanto godiamoci questa nuova Roma e ringraziamo anche lui. Claudio Martello.

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