Chi scrive ricorda come fosse ieri l'arrivo di Spalletti, cosa significasse, la sensazione di una scommessa e di un ridimensionamento, quell'aria di normalità che il mister, sin dal primo giorno, aveva deciso di portare a Trigoria. Una "Normalità" strana, che basava le proprie fondamenta su uno schema che, nella tarda estate del 2005, sembrava affascinante e innovativo e che, adesso, invece è abusato. Quel 4-2-3-1 nel quale Perrotta faceva il mediano, Totti il trequartista, Nonda la punta e Cassano non si sapeva cosa fosse! E quelle partite così "Normali", agli albori di una stagione che sembrava dovesse regalarci la tranquillità di un non rischio retrocessione, a differenza dell'anno precedente: e così Reggina-Roma 0-3, Roma-Aris Salonicco 5-1, Roma-Parma 4-1, Roma-Ascoli 2-1, Messina-Roma 0-2, magari qualche vittoria prestigiosa, ma seminascosta in un turno infrasettimanale, tipo Inter-Roma 2-3, e poi sconfitte cocenti, ma anch'esse "Normali", che ci possono stare, tipo Roma-Siena 2-3, Roma-Udinese 0-1, Roma-Juventus 1-4, Empoli-Roma 1-0, il tutto intervallato da pareggi "normali" Roma-Lazio 1-1, Roma-Fiorentina 1-1, Livorno-Roma 0-0... poi l'improvviso sbocciare della farfalla. Già, come una farfalla: perchè, quello che per un lombrico è la fine del mondo, per il mondo è una farfalla. Così con Cassano estromesso, con Nonda e Montella Knoch Out per infortunio, la Roma và a Genova per una sfida prenatalizia alla Sampdoria, e quella sera cambierà la storia romanista e, forse, quella del calcio italiano: Totti punta, Perrotta trequartista, De Rossi e Aquilani sulla mediana e la Roma insegna calcio a tutto il Paese. Un palo, un rigore negato e uno regalato ai blucerchiati fermeranno quella Roma sull'uno a uno. Sarà il turno successivo, un infrasettimanale casalingo col Chievo Verona, a regalare alla Roma la prima di undici memorabili partite, di due indimenticabili mesi. Da quella sera nulla sarà più come prima. 4-0 ai clivensi e poi altre dieci vittorie consecutive, quella del record nazionale ottenuta al derby, l'eliminazione della Juventus di Capello dalla Coppa Italia, con una lezione di calcio inflitta al tecnico friulano a casa sua sotto la neve... nulla mai più nulla come prima. Il gioco degno del miglior Zeman, la difesa degna del più bravo Capello. E poi calciopoli, a rileggere la classifica uno scudetto sfumato per sette punti! E poi tre campioni del mondo... e la stagione sucessiva, con Totti miglior marcatore d'Europa, il primo trofeo dopo lo scudetto, la prima Coppa Italia dopo sedici anni. E quella fantastica estate dell'ottantesimo anniversario, culminata con la terza Super Coppa della nostra storia, figlia dell'ennesima vittoria a San Siro, un campo tabù, ma con Spalletti autentico terreno di conquista. E' la stagione dello scudetto biscottato perchè c'è da festeggiare il centenario dell'Inter. La seconda Coppa Italia consecutiva, non accadeva dai tempi di Liedholm!! E quando la Roma sembra pronta al salto di qualità definitivo, quello scudetto sfumato a Catania ci rimarrà sul gozzo per anni e anni... il presidente non vince la battaglia con lo stress e il cuore e il 18 Agosto ci lascia. La stagione è una pessima copia delle precedenti.... tutto sembra naufragare, non arriva la Champions, nella quale avevamo sempre ben figurato (Se si esclude la nottataccia di Manchester), si ha la voglia di credere di poter restaurare lo spirito del 2005, ma le lancette della storia non possono tornare indietro, Perrotta e Taddei sono lessi, idem dicasi per Casetti e Tonetto, Guberti non vale Taddei e Menez non ha la capacità per fare quello che facevano Mancini e Giuly... e così, il primo settembre 2009 Spalletti cala il sipario, e così anche su quel bellissimo sogno che, senza "aiutoni", si sarebbe concretizzato. Da quel giorno la Roma di Spalletti è uscita dalla storia ed è entrata nel mito.
Grazie Capocciò!

1 commento:
Ottimo!
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