Con lo Shaktar inizò, inevitabilmente con la Shaktar è finita. Quella di ieri non è solo una sconfitta, non è solo un'eliminazione, ma è la pietra tombale su un gruppo, un progetto, una presidenza colpevole di molte cose, ma meritoria sotto tante altre. Il clima da "Fine" già s'era respirato prima del fischio d'avvio, con l'annuncio della rescissione del contratto di Adriano. Fina anche di quella scommessa, emblema di tutte le scommesse con le quali ha vissuto la Roma finora; purtroppo ancora oggi non è dato sapere se e quando si insedierà la nuova presidenza, ma la prestazione di Martedì 8 Marzo 2011 rimarrà negli annali giallorossi per la resa totale e incondizionata della Roma (e, in parte, del calcio italiano) ai nuovi ricchi ucraini. Impietoso è il raffronto con l'ultima trasferta a Donetsk: quel giorno la Roma aveva una squadra giovane che giocava, contro un avversario chiuso nel vecchio Olympisky di costruzione sovietica; a distanza di meno di cinque anni la Roma ha mantenuto gli stessi effettivi, lo Shaktar ha cambiato stadio e giocatori. Il risultato è le tre pappine che abbiamo preso, dimostrando solo di essere capaci di rosicare, dimostrando di essere solo in grado di rincorrere platealmente l'avversario per dargli il classico inutile calcetto. La squadra è ricaduta per la milionesima volta negli stessi identici errori individuali e collettivi: l'infantile attegiamento di Mexes, capace di farsi dare il secondo giallo al 40esimo; la gomitata in faccia di De Rossi che, questa volta, si è fatto ben riprendere dalle telecamere; l'arroganza di Borriello che ha preteso di battere il rigore, salvo poi tirarlo in bocca a Piyatov, l'assoluta incosistenza tecnica di Taddei, incapace di tirare in porta, anche a un metro dalla stessa; l'inadeguatezza di Aleandro Rosi, semplicemente non altezza (E' UNA PIPPA!), il non carattere del nostro portiere, la società latitante che si esprime attraverso un allenatore forse pure bravo, ma impossibilitato a far valere la sua voce nei momenti decisivi (Se Pizarro è il rigorista in campo, il rigore lo batte Pizarro; senza se e senza MA!). E' giunto per la Roma il momento di cambiare radicalmente tutto il cambiabile. La nuova dirigenza, se c'è, deve appalesarsi quanto prima, la squadra và rifondata, passando, se serve, per qualche cessione illustre. Questi equivoci tecnici devono essere chiusi definitivamente nell'armadio dei ricordi; guai a ripresentarsi, l'anno prossimo, con in rosa ancora gli elementi che quest'anno si sono dimostrati semplicemente EX GIOCATORI!

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