lunedì 10 maggio 2010

Roma-Cagliari 2-1. Olè!

Tutti con Francesco Totti. Uno stadio intero per il suo capitano. Lui sorride e ringrazia come meglio non poteva: due reti a un Cagliari che con Lazzari era passato clamorosamente in vantaggio e il sogno scudetto ancora da vivere. Fino alla fine. Quello che è accaduto in Coppa Italia con Balotelli lo avevano spinto a dire "sono solo". L'Olimpico ha dimostrato il contrario. Migliaia di maglie numero dieci in ogni settore dello stadio. Ne ha una anche la moglie Ilary, che mostra anche uno striscione: "Totti non si discute... si ama". E nelle tribune si legge ancora "Sempre al tuo fianco capitano", "Roma è fiera di te", "Grazie capitano". Lui entra in campo con i figli in braccio, Chanel a destra, Cristian a sinistra. Si guarda intorno e gli si infiamma lo sguardo. Emozionato forse no, felice sicuramente. E lo è ancor di più a fine partita, quando forte della sua doppietta, la Roma può festeggiare la chiusura di questa sorprendente stagione con i propri tifosi sognando ancora qualcosa di grande.E dire che la gara non si era messa per niente bene. Il primo tempo è tutto giallorosso, ma di far gol non se ne parla. Un'occhiata ai numeri: nove tiri in porta per la Roma, zero per il Cagliari spettatore. Menez, Totti e Toni attaccano costantemente, spinti anche da un ottimo De Rossi e da Perrotta, che spesso accompagnano l'azione fino alla fine. Ma le occasioni che arrivano non vengono sfruttate. Due su tutte, quelle con cui si sono aperti e chiusi questi primi 45 minuti: il palo al 5' colpito da Totti e quello al 43' di Marco Motta. E poi due tiri pericolosi di Menez, una girata di Toni, una conclusione fuori di De Rossi. E proprio il centrocampista si lamenta per un tocco di mano in area al termine di una sua percussione sulla sinistra, mentre Toni chiede un rigore per la trattenuta di Astori. Quello che manca davvero alla Roma sono però concretezza e precisione contro un Cagliari che non combina granché. Si va negli spogliatoi sullo 0-0, risultato che combinati con la vittoria dell'Inter sul Chievo chiude il discorso scudetto. Nel secondo tempo la Roma parte male. I primi dieci minuti fa fatica a giocare, sembra rassegnata. A cosa poi non si sa, visto che ha tutto il tempo per ottenere i tre punti. Migliora con l’ingresso di Taddei per Toni, ma la fortuna sembra aver disertato l'Olimpico: al 25’ tiro di Riise, deviazione involontaria di Totti e la palla che termina sulla traversa. Ma non è tutto. Al 28’ è il Cagliari ad andare in vantaggio. Punizione per i sardi: appoggio di Daniele Conti e botta di Lazzari che si infila dove Julio Sergio non può arrivare. L’Olimpico però continua a cantare. Credere nello scudetto è sempre stato difficile, figuriamoci adesso. Ma la stagione della Roma merita comunque applausi. Forse il clima di festa contagia anche il Cagliari che dopo il vantaggio diventa ancor più arrendevole di prima. Al 34’ Totti ci riprova: stavolta Lupatelli, che si era esibito in una serie di grandi parate dopo essere subentrato a Marchetti all’inizio della ripresa, si lascia infilare. E’ 1-1. Passano tre minuti e un tiro di Riise viene intercettato da un braccio di Biondini in area: Bergonzi non ha dubbi e indica il dischetto. Inutile dire chi batterà. E’ il suo giorno, non può che andare Totti a tirare un rigore che potrebbe significare l’addio anticipato al sogno scudetto. Ma il numero 10 non sbaglia: Lupatelli intuisce la direzione, il tiro però è angolatissimo: 2-1 per la Roma. Alla fine è festa grande, i giallorossi restano a due punti dall'Inter e domenica vanno a Verona sperando in un miracolo a Siena. Ma quella di oggi è l'ultima in casa e comunque vada i tifosi vogliono ringraziare una squadra che, rispetto agli obiettivi di inizio stagione, ha fatto moltissimo. Ecco allora decine di bambini giallorossi in campo: sono i figli dei giocatori che fanno prove di futuro. Julio Sergio guida la miniauto di soccorso con dietro Riise che saluta, applaude e si inchina. L'Olimpico canta e fa volare sciarpe e bandiere. Totti guarda e sorride. Ringrazia. Forse non si sente più così solo.





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